giovedì 28 maggio 2009

Prima settimana in LatinoAmerica.




.Lima.

Taxi, traffico, clacson, venditori, carretti, autobus, poliziotti, militari, mezzi blindati, smog.
Il Perù quarantanni fa era una nazione di 7 milioni di abitanti; oggi ne ha più del triplo di allora e solo la capitale ne fa 8.
San Cristobal, San Isidro, il Rimec e il Barrio Alto, Miraflores, il barrio Victoria cuore della squadra di calcio Allianza Lima, il Barranco..tanti volti diversi di una città enorme.
Le strade sono fiumane di taxi e persone che si spostano a correnti contrarie.
Otto macchine su dieci sono taxi registrati con licenza o improvvisati.
La maggior parte delle persone è piuttosto gentile; molti lo sono per curiosità e desiderio di confronto, altri danno più l'impressione che lo facciano con l'intento di vendere qualcosa e di guadagnarci.
Sin dal primo giorno, subito dopo aver sistemato gli zaini nella camera in ostello, abbiamo conosciuto un amico, Hairo.
Ha 22 anni, due figli, Adriano di 6 anni e Cristiano di 6 mesi.
Ci siamo incrociati per strada in una traversa di Plaza das Armas (oggi Plaza Mayor) e ci ha invitato a conoscere un paio di locali nella zona.
Ci ha portati in tre barettini,il primo dei quali gestito da un tipo arrogante e appiccicoso..non parlava d'altro che sei suoi business e non faceva altro che provare a venderci cocaina o marijuana peruviana.
Ha un locale carino,tutto in legno,costruito su due piani.
Si trova a 200 metri dal palazzo presidenziale presidiato 24 ore su 24 da poliziotti in assetto antisommossa e da soldati d'assalto su mezzi blindati.
Logorroico ed egocentrico il tipo non parlava d'altro che dei traffici di cocaina che ha con i turisti; raccontava del suo amico italiano che è un po' rimasto e che si fa di crac;dei poliziotti che corrompe per poter tenere un attività tipo duty free a pochi metri dal palazzo di Alain Garcìa.
Sorbita la chiacchiera bevendo Pisco Sour e mangiando lomo saltado e mais abbiamo abbandonato il tizio e il suo locale per spostarci in un altro dove abbiamo ucciso la serata bevendo qualche birra Cristal, chiacchierando e conoscendo una coppia di turisti olandesi.
Il sabato siamo andati sul Pacifico al barrio Burranco, quartiere pieno di locali e con fin troppi turisti,niente di caratteristico, anzi.
Domenica Hairo ci ha invitato a casa sua per fare il pranzo domenicale con la sua famiglia.
Vive nel quartiere Olimpo con sua moglie, i due bimbi e i genitori di lei, estremamente ospitali e confidenziali.
Siamo arrivati da loro la mattina per aiutarli a cucinare la pollada (la pollata) e siamo tornati in ostello alle nove di sera.
Per un giorno siamo quasi stati adottati;ci hanno portati ad un parco dove ci sono i lama e ci hanno mostrato buona parte del quartiere dove vivono.
I genitori di lei hanno un negozio in città e vendono vestiti da festa.
Il piccolo Adriano ad inizio giornata quasi faceva venire una voglia di paternità, verso sera la faceva passare del tutto.
Nelle stesse modalità con cui abbiamo conosciuto Hairo ci siamo incontrati con un altro ragazzo, musicista e artista (disegna su acrilico), originario di Pucallpa, città nel cuore dell'Amazzonia peruviana.
Non ricordandone il nome lo chiameremo il 'gnaro della selva'.
E' a Lima da tre mesi per organizzare un paio di mostre.
A Pucallpa studia la medicina tradizionale imparando dai curanderos del nord.
Ci ha indirizzato a Chiclayo,a 700 km a nord di Lima lungo la costa,dove forse andremo.
Città di brujos e di stregoni è il centro di numerose tradizioni spirituali e magiche.
Col gnaro della selva siamo andati al mirador di San Cristobal dal quale si ha una vista di quasi tutta Lima.
E' in cima ad un monte;per arrivarci bisogna passare per il popolare quartiere del Rimac,cuore della vecchia Lima, e risalire per una strada stretta e pendente che si inerpica tra case e baracche povere ma nello stesso tempo affascinanti e dignitose.
Sono tutte dipinte con colori differenti,dal rosa opaco al verde smeraldo.
Queste case si arroccano in maniera così forte che sembra siano costruite l'una sull'altra sul lato del monte che si affaccia sul centro città.
Lungo il cammino sono dislocate 14 croci che rappresentano le 14 stazioni della via crucis.
Ogni anno c'è la processione durante la quale vengono portati sorretti dalle spalle dei fedeli 14 enormi massi alle rispettive croci.
Il monte di San Cristobal è arido e sabbioso,ha i piedi appoggiati sul Paseo de Aguas,adiacte al barrio del Rimac dove c'è la piazza dei tori,la più antica piazza della corrida dell'America Latina.
Il monte sembra il padre di una città all'interno di un'altra città.
Due città,la vecchia e la nuova,ch si incrociano mescolandosi attraverso il ponte che collega Avenida Abancay (arteria nord ella città) ad Avenida Hector Garcìa Rivero.
San Cristobal e le sue baracche,la sua strada stretta a curve che arriva al mirador..il posto più affascinante visto fino ad ora in questa capitale sudamericana.
Miraflores è il quartiere dell'alta borghesia,centro di fast food,di casinò,locali pieni di anglosassoni e turisti.
E' l'Europa di Lima;palazzoni,ristoranti,discoteche.
Non merita più di un'ora di visita.
Con Hairo e il gnaro della selva siamo andati lungo il fiume Rimac a mangiare l'anticucho,spiedini di cuore di toro alla piastra ,ad una bancarella.
L'anticucho,specialità limenha come il Cebiche,pesce crudo tipo sushi (ma molto più conveniente,8 Soles peruviani,un paio di euro) condito con lime,latte e culontro,erba aromatica di qui.
Sempre col gnaro siamo andati al mercato centrale, adiacente al bairro cinese.
Al mercato,tra decine di polli e tacchini (enormi) appesi, quintali di carne di manzo,pesce fresco,bancarelle di frutta e verdura, abbiamo comprato un sacchetto di foglie di coca ad un paio di Soles.
Ne abbiamo provate un paio (amarissime); masticate e sputate senza che sortissero effetto (troppo poche), abbiamo continuato a camminare per la capitale tra smog che manda in apnea, traffico, fischietti dei poliziotti e clacson delle macchine.
Passeggiate tipiche di questi primi giorni.
La città è costantemente coperta da basse nubi che rendono impossibile intravedere il sole e che le danno un'impronta triste e opaca.
L'ultima tappa di queste ore è stata Punta Hermosa, a 40 km a sud dalla capitale.
Un Far West sull'Oceano Pacifico.
Quasi nessuna traccia degli abitanti, un silenzio spettrale in contrasto col caos ininterrotto di Lima.
Il silenzio spezzato solo dal vento e dal rumore delle onde che muoiono contro gli scogli sui sassi della spiaggia.
Affascinante e deprimente in inverno, caotica e turistica d'estate,da Dicembre a Marzo.
Altri incontri interessanti li abbiamo avuti con taxisti e venditori di strada,curiosi e sempre disponibili.
Parlando di Pachamama (la madre terra), di culture peruviane che vorremo conoscere in questo viaggio, degli anni della lotta tra il Sendero Luminoso, il Movimento Rivoluzionario Tupac Amaru e il Governo peruviano di Fuijmori, accusato recentemente d'aver commeso un genocidio durante la lotta al terrorismo facendo mattanza di studenti e contadini della selva.
Si è parlato di politica, di storia, di vita, di droga e tradizioni, di cibo e geografia.
Ora l'idea è di spostarsi a nord nella selva entro due giorni.
Arrivare a Pucallpa, la città dl gnaro, (16 ore in bus da Lima) e da là andare a Iquitos, quasi al confine con Colombia e Brasile, percorrendo il rio Ucayali fino al suo affluire nel rio delle Amazzoni (3-4 giorni in battello).
L'alternativa è l'aereo, meno affascinante e decisamente più costoso.
Strade non ce ne sono; Iquitos è raggiungibile solo via fiume o via aerea.
La Selva ora è teatro della protesta-insurrezione degli Indios che si ribellano legittimamente all'accordo siglato tra il governo di Alain Garcìa e gli Usa.
Accordo neoliberista di libero commercio che privatizza di fatto l'Amazzonia peruviana derubando i popoli della selva della loro terra a favore delle grandi imprese petrolifere e minerarie straniere.
Già una volta i petrolieri hanno sparato contro gli Indios recentemente; ora quest'ultimi si stanno adoperando nel fare blocchi dei fiumi con le loro imbarcazioni.
Per ora hanno bloccato il rio Napo, si stanno mobilitando anche nelle zone di Cusco.
Il governo ha dichiarato lo stato d'emergenza promulgando leggi speciali e come risposta ha mandato i militari ad affiancare la polizia.
Gli indigeni, rappresentati tra l'altro dall'Aidesep, continuano la loro lotta pacifica.
Dalla loro, oltre alla ragione, hanno anche la Dichiarazioe delle Nazioni Unite sui diritti dei popoli indigeni.

.Giovedì 28 Maggio 2009.