martedì 26 luglio 2011

Dalla Valle che rEsiste.



Siamo stati in Val di Susa tra il 2 e il 3 Luglio e ci siamo tornati in questi giorni passando da Genova per la commemorazione del decennale dell'assassinio di Carlo Giuliani.
Abbiamo conosciuto persone fantastiche, degne, genuine,sanamente orgogliose e determinate e nei loro occhi abbiamo rivisto le stesse espressioni e la stessa rabbia e forza dei compagni di Bagua e Andoas massacrati e imprigionati perchè colpevoli di volere difendere il loro territorio, la madre terra e l'Amazzonia, dai soprusi delle multinazionali dei minerali e del petrolio.
Abbiamo rivisto nelle donne della Valle i volti di Cecilia, la ribelle.
Siamo arrivati a Chiomonte la sera del 2 Luglio e abbiamo dormito al presidio nei pressi della centrale elettrica de la Maddalena.
Ci hanno accolto come figli e siamo stati subito avvolti da un affetto e da un'energia unica.
La Valle ci ha accolto come una fiera madre.
Faceva freddo la notte di Sabato 2 Luglio e il gelido vento alpino ci ha negato il sonno.
Abbiamo trascorso la notte riparandoci come potevamo, con i giacconi e le coperte regalateci da due signore del posto.
A duecento metri da noi via dell'Avanà era presidiata da un numero mai visto di forze dell'ordine, da sbarramenti e barricate della polizia.
L'arrivo in valle fa tornare la mente ai territori occupati della Cisgiordania in Palestina.
Check point circondano il cantiere che cantiere non è. I lavoratori dell'Ital.co.ge e della Martina, le imprese che hanno vinto gli appalti, le uniche cose che hanno costruito sono state le recinzioni per difendere il niente, alte recinzioni di metallo, cemento e filo spinato.
Più di duemila tra carabinieri, poliziotti e finanzieri occupano militarmente le vigne dei contadini, il museo archeologico e l'area della necropoli con le sue tombe risalenti al tardo Neolitico (10000 a.C).
Per le montagne ci sono i cacciatori di Sardegna e dell'Aspromonte, corpi speciali dei carabinieri, fino a ieri a caccia di latitanti mafiosi camorristi ed ora al loro servizio per fermare l'orda barbara che non vuole il progresso.
All'interno del cantiere che non c'è hanno montato persino un radar per intercettare eventuali terroristi in procinto di sabotare le reti del fortino.
Durante la notte, in attesa della mattinata e della manifestazione di assedio, attivisti d'ogni età preparano bottigliette di acqua e Maalox e bende per proteggersi dai gas lacrimogeni.
Il lunedì precedente infatti la Libera Repubblica della Maddalena era stata sgomberata dalle ruspe dell'Italcoge e da un contingente di 2000 militari.
Le barricate costruite con balle di fieno e il cancello di protezione sono stati sradicati da una grande ruspa con un enorme braccio metallico a tenaglia.
Il migliaio di persone che l'alba del 27 Giugno era al presidio de La Maddalena (regolarmente affittato dal Comune) è stato costretto a fuggire per i sentieri dopo essere stato sgomberato da centinaia di lacrimogeni sparati ad altezza d'uomo; parliamo di gas Cs, possono essere sparati con fucili o possono essere lanciati a mano come granate.
Sono considerate armi di terza categoria dalla Convenzione di Ginevra, armi chimiche perchè contententi cianuro e di conseguenza vietate in ogni contesto bellico. Ma utilizzate contro i civili.
Ne hanno lanciati un migliaio durante lo sgombero e più di duemila il giorno dell'assedio.
Bossoli da 250 grammi sparati ad altezza d'uomo da fucili se colpiscono in testa fanno male; i gas dei cs possono avere effetti mortali, carcerogeni e addirittura mutogeni, l'acqua urticante sparata dagli idranti della polizia fa venire sfoghi pesanti sulla pelle.
Ecco allora che la gente si organizza per una resistenza di lungo termine e indossa caschi e maschere antigas, guanti da cantiere e occhiali da sub o da saldatore.
E' una questione di autodifesa, di sopravvivenza e di resistenza passiva.
Se questo significa essere Black Block il 3 Luglio eravamo 60000/ 70000 black block di ogni età e provenienza. E saremo sempre di più.
Il 3 Luglio alle 9 del mattino siamo già alla centrale elettrica a 150 metri dalle barricate militari.
Elicotteri sorvolano la zona.
Dalla statale arriva a metà mattinata la testa del corteo degli amministratori della valle; è una coda interminabile di persone di ogni età.
Passano i sindaci contrari alla Tav; dietro di loro famiglie e bambini, anarchici della FAI, ragazzi dei centri sociali, i cattolici della Valle, vecchi partigiani dell'Anpi, gente aderente al Movimento 5 stelle, contadini e operai di Mirafiori e della Innse, sindacalisti della Fiom, gente del WWF e di Legambiente, anziani alpini e ambientalisti.
E' un corteo enorme, determinato, arrabbiato ma allegro ed estremamente eterogeneo e unito.
Siamo talmente tanti che qualche migliaio di persone prende la strada per Ramats e si inoltra per i sentieri per arrivare al fortino dal bosco.
Altre migliaia di persone partono da Giaglione per arrivare ad assediare il cantiere all'area archeologica.
Per lo più è gente della Valle.
I sentieri sono impervi e sono da conoscere.
Dalla centrale elettrica vediamo una pioggia di lacrimogeni piovere nei boschi.
Gli animi si scaldano, arrivano notizie di feriti anche gravi; un anziano di 70 anni è stato colpito all'arteria femorale da un lacrimogeno sparato 'basso', un altro ragazzo è stato colpito alla testa.
L'elicottero continua sorvolare basso la zona.
Dal lato di Giaglione vengono sparati dei fuochi d'artificio. E' il segnale che la baita di Clarea e la zona del vecchio presidio sgomberato il lunedì passato è stato ripreso.
Alla centrale la gente si accalca al cancello, al primo sbarramento di via dell'Avanà (quello che proibisce ai contadini della zona di arrivare alle loro vigne).
Appena ci avviciniamo parte una sparatoria fittissima di lacrimogeni.
L'odore è acre. I gas non fanno lacrimare troppo come quelli soliti ma prendono allo stomaco e lasciano senza fiato, fanno vomitare la bile talmente tanto che sembra di morire. Si indossano i guanti e si rispediscono i candelotti al mittente. Volano anche pietre. A fine giornata i giornali parleranno di centinaia di poliziotti e carabinieri feriti, il 99% arriverà agli ospedali in codice verde e giallo. La maggioranza di loro risulta intossicata dai gas cs, i loro.
Il ponte della Dora è pieno di gente così come la statale che porta a Ramats e quella che porta a Chiomonte.
Donne, anziani, giovani e meno giovani, bambini battono pietre e bastoni contro i guardrails determinando quello che sarà il ritmo per tutta la giornata; un'assordante rito tribale, primitivo che fa sentire i ragazzi e le ragazze in prima fila non soli ma appoggiati da migliaia di persone. Un rito antico udibile a chilometri di distanza.
E' un rito spontaneo ed emozionante, da pelle d'oca.
E' il grido di una valle che non vuole essere violentata da un progetto vecchio di 22 anni che ci vogliono spacciare per progresso.
Si legano delle funi alle cancellate e si tira tutti insieme come un esercito di formiche operaie all'attacco di una fortezza.
E intanto i lacrimogeni Cs e quelli a grappolo vengono sparati dappertutto, verso il presidio dove ci sono famiglie e anziani; verso le tende dei medici volontari del pronto soccorso; verso la statale e per i boschi.
Non si vede nulla, si soffoca.
Ma cade la prima barricata, nessun muro è eterno e indistruttibile.
E' un'azione simbolica.
Se vogliono bucare una montagna per 52 km devono sapere che non lo faranno mai tranquillamente.
I lavori dovrebbero durare fino al 2035 per un costo complessivo di 17 miliardi (a prestito, le banche ringraziano) di euro di cui 600 milioni finanziati (forse) dall'Unione Europea e da spartire tra Francia e Italia.
La valle è lunga circa una settantina di chilometri; molti abitanti hanno pozzi in giardino, basta scavare qualche metro per trovare sorgenti d'acqua.
Il monte de la Maddalena chi si vorrebbe traforare è colmo di amianto e uranio; scavando un tunnel per 52 km sarà impossibile non distruggere le falde acquifere.
Per quasi 5 ore le azioni di sabotaggio sono contrastate da una repressione simile solo a quella del G8 di dieci anni fa. I feriti vengono portati in braccio e soccorsi dai medici volontari
Ma la gente resiste e non ha paura.
E' emozionante e a tratti commovente vedere il mutuo soccorso tra anime diverse ma così unite.
E' incredibilmente umano vedere uomini e donne di ogni età darsi il cambio tra le prime fila.

Chi non può più stare davanti, per età o per condizioni, continua a battere sui guardrails con i bastoni, porta acqua e maalox agli intossicati, distribuisce garze e limoni, urla e si indegna.
Lotta.
Non c'è paura, nonostante tutto, e non si arretra se non nel tardo pomeriggio dopo che le forze dell'ordine lanciano centinaia di lacrimogeni sul ponte della Dora e sulla statale, in mezzo a donne e bambini. L'aria e irrespirabile, i camosci scappano per i boschi.
Verso sera si raggiunge un accordo, una tregua. Si ferma l'assedio in cambio di un salvacondotto per i resistenti nei boschi e alla centrale.
Non è una sconfitta ma una grande prova di determinazione e di coraggio. Si tratta di resistere per esistere. Resistere all'arroganza, alle grandi opere mafiose bipartisan (gli appalti per la galleria che dovrebbe passare sotto Sant' Antonio e Ramats sono stati spartiti dalla Rocksoil della moglie di Lunardi, ex ministro dei trasporti, e dalla cooperativa CMC di Ravenna il cui presidente qualche anno fa era Bersani e che già ha vinto gli appalti per l'ampliamento dell'aereoporto militare di Vicenza Dal Molin); resistere al malgoverno e al malaffare dell'alta finanza.
La risposta della Valle è una risposta nazionale.
Si agisce localmente pensando globalmente.
Sarà dura fermare il movimento No Tav; non lo si potrà fermare nè con le minacce, nè con la repressione bipartisan, nè con gli arresti e nemmeno con le torture e le intimidazioni personali(vero Ghiggia,pdl? vero disonorevole Esposito,pd?).
Durante la repressione del 3 Luglio le forze dell'ordine in difesa del 'progresso' hanno intossicato le persone e i terreni, hanno usato armi illegali, hanno torturato e hanno distrutto e profanato coi cingolati le tombe dell'area archeologica della Maddalena e nonostante tutto giornali e televisioni (finanziati dai partiti) parlano di fantomatici black block, di eversivi e violenti con il preciso obiettivo di disinformare e di dividere le anime del movimento.
Il governo ha mandato gli alpini del terzo battaglione Susa con i mezzi lince e i blindati.
Centocinquanta alpini indegni di indossare la penna appena tornati dall'Afghanistan.
Truppe di occupazione.
Al campeggio di Chiomonte si leggeva chiaro uno striscione: nemmeno tremila carrarmati potranno sgomberare le nostre idee.
Non solo sarà dura ma sarà impossibile.
L'abbiamo visto a Genova aprendo il corteo che ricorda a distanza di dieci anni che un altro mondo non solo è possibile ma è necessario.
Dopo dieci anni siamo ancora qui, più uniti di ieri.
Ce lo ha ricordato Heidi Giuliani domenica scorsa al campeggio ricordando non solo Carlo ma anche gli anarchici Sole e Baleno, morti nelle carceri 15 anni fa.
La Val di Susa è legata a Bagua, alle lotte per la Madre Terra, alle lotte cilene e Mapuche contro il progetto idroelettrico Hydraysen, alle resistenze del delta del Niger e alla vicenda dei territori occupati della West Bank, alla lotta dei pastori sardi..
Siamo uomini e donne, alpini in congedo, anarchici e libertari, contadini e vecchi partigiani, Donne degne, ragazzi dei centri sociali, ambientalisti e altermondialisti, cattolici, laici ed agnostici, bambini più uomini di alcuni mezzuomini e streghe della valle, operai, precari e disoccupati, cittadini.
Siamo vivi e uniti siamo il futuro.
Non solo i ribelli della montagna.
A sarà dura ma resteremo umani e lotteremo,
a prestissimo amata Val di Susa.