lunedì 24 maggio 2010

Federico Aldrovandi, ucciso dalla polizia senza una ragione.


Ferrara, via dell’Ippodromo. All’alba del 25 settembre 2005 muore a seguito di un controllo di polizia Federico Aldrovandi, 18 anni. Dopo due anni di coperture e reticenze, durante i quali le versioni ufficiali sposavano la tesi della morte per overdose e dell’innocenza dei tutori dell’ordine, il 20 ottobre 2007 è iniziato il processo a quattro agenti. Omicidio colposo l’ipotesi di reato per i poliziotti che avrebbero “cagionato o comunque concorso a cagionare la morte” di Federico per non aver chiamato il soccorso medico, ingaggiando al contrario “una colluttazione in maniera imprudente pur trovandosi in evidente superiorità numerica”. Mentre il ragazzo implorava aiuto e chiedeva agli agenti di fermarsi “con la significativa parola basta, lo mantenevano ormai agonizzante ammanttato con la faccia in giù”.
Nel nostro speciale i resoconti di tutte le udienze. I consulenti di parte civile attribuiscono il decesso alla concausa di fattori (dovuti al comportamento degli agenti) che avrebbero portato all’asfissia e non agli stupefacenti, per quelli della difesa Federico sarebbe morto anche a casa per le sostanze assunte. A novembre 2008 il “colpo di scena”, agli atti del processo una foto che mostrerebbe inequivocabilmente come causa di morte sia un ematoma cardiaco causato da una pressione sul torace, escludendo ogni altra ipotesi. Su questa immagine è acceso il dibattito, nelle ultime udienze della fase istruttoria, tra i periti chiamati a deporre dai legali dalla famiglia e quelli della difesa. Infine la condanna degli agenti. Il giudice: «Ucciso senza una ragione».


.Tre dei poliziotti condannati per l’omicidio di Aldro querelano la madre.

Patrizia Moretti chiamata a comparire in tribunale per diffamazione. Sul blog
dedicato a Federico le parole piene d’amarezza del marito Lino.


«Questa mattina sono andato a prendere in posta un atto giudiziario indirizzato a Patrizia, mia moglie, la mamma di Federico, la madre di mio figlio ucciso il 25 settembre 2005 da quattro individui in divisa, come da sentenza del 6 luglio 2009. Credevo a una violazione magari al codice della strada…»

E invece Lino Aldrovandi, come racconta sul blog dedicato al figlio, si trova davanti ad una «una fissazione di udienza per il 18 giugno 2010 presso il Tribunale di Mantova» per Patrizia Moretti e per due giornalisti dell’agenzia Ansa e del quotidiano Nuova Ferrara, accusati di diffamazione a mezzo stampa in relazione ad un’intervista nel 2008.

Prosegue il padre di Federico: «Quello che mi fa più male è il fatto che il Pubblico Ministero aveva richiesto l’archiviazione per questo fatto specifico» ma i querelanti, tre dei quattro poliziotti condannati in primo grado per eccesso colposo in omicidio colposo, «hanno pensato bene di non accettarla e di avvalersi del rito dell’opposizione»

Nell’articolo in questione, apparso sul quotidiano La Nuova Ferrara il 5 luglio 2008, Patizia Moretti confrontava il caso Aldrovandi con quello, analogo, di Riccardo Rasman, concludendo: «Noi, io e Giuliana, la sorella di Riccardo, non consideriamo quelle persone come rappresentanti delle istituzioni, ma solo come delinquenti». Per questa frase si troverà tra un mese sul banco degli imputati.

Federico fu fermato da quei tre poliziotti, tutt’ora in servizio, e dal loro collega, all’alba, di ritorno da una serata di divertimento a Bologna, e furono le ultime persone che vide prima di morire, il volto tumefatto e il corpo pieno di lividi. Asfissia posturale, dice la sentenza di primo grado: dopo una colluttazione, violenta al punto che i manganelli dei poliziotti si spezzarono, lo ammanettarono costringendolo a terra prono, di peso. Gli mancò l’ossigeno e morì. Ucciso senza alcuna ragione.

Con quali parole si possono definire persone che inferiscono sui genitori di questo ragazzo trascindandoli in tribunale?

Per saperne di più:
http://federicoaldrovandi.blog.kataweb.it/

3 commenti:

  1. Ho fatto la guardia carceraria per 21 anni, meglio che non dica che abusi vi sono.....

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  2. dall'abuso di potere, al falso, a relazioni sanitarie fatte per scagionare le guardie, a tanto e tanto altro, e poi però quando si è fuori a passeggiare non si rendono conto che ti devi sempre guardare dietro, che c'è chi ti punisce come si deve.

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  3. Bravo anonimo del 09/2013. La penso esattamente come te.

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