lunedì 8 giugno 2009

Quando un indigeno muore non muore mai.

.Iquitos.


Dal 27 al 31 Maggio nella città di Puno, sul lago Titicaca, ha avuto luogo la IV Cumbre continentale dei popoli e delle nazioni indigene.
Hanno partecipato anche delegazioni di popoli africani e asiatici.
Le delegazioni di 126 etnie del mondo hanno marciato per le strade della città al confine con la Bolivia.
Le posizioni espresse sono state estremamente dure nei confronti del trattato di libero commercio siglato tra Alan Garcìa e gli Stati Uniti.
Lo si accusa di star vendendo l'Amazzonia alle grandi corporazioni straniere del petrolio e delle miniere.
Si condanna il presidente peruviano Garcìa per aver concesso l'asilo a tre ex funzionari del vecchio governo boliviano di Gonzalo Sanchez de Lozada accusati di genocidio.
La V Cumbre continentale sarà nel 2011 nella Bolivia di Morales, unico capo di stato acclamato.
Da questa riunione di Puno è uscita la Dichiarazione del lago che sollecita la fine dell'embargo statunitense su Cuba e il ritiro di Israele dai territori occupati.
Sollecita inoltre la formazione di un Tribunale di giustizia climatica ed una Assemblea in difesa della Madre Terra alternativa e parallela a quella sul cambio climatico che avrà luogo a Copenaghen in dicembre.
Intanto nel dipartimento di Cuzco, nella zona di Camisea, 50 nativi della Comunità Machiguenga hanno scavato grosse buche rendendo inutilizzabili i condotti gasoliferi della regione bloccando il sistema di trasporto di gas verso la costa e manipolando due valvole che regolano l'afflusso di combustibile.
Da Puno annunciano che la prima settimana di Giugno sarà una settimana di lotta internazionale in solidarietà ai nativi vittime del Governo Aprista di Garcìa e del primo ministro Yehude Simon.

Tarapoto, Cusco, Ayacucho, Yarimaguas e Bagua sono da giorni centri della lotta in espansione.
La lotta dei nativi, soprattutto Awajùn-Wampis, è iniziata 50 giorni fa in maniera pacifica e organizzata.
Il Governo aveva annunciato tregue e trattative che ha poi negato nei fatti.
I nativi si mobilitano controllando la loro terra sacra e bloccando i fiumi, il rio Huallaga e il rio Napo soprattutto.
La politica risponde mandando la marina, decretando lo stato d'emergenza e inviando militari e poliziotti d'assalto.
Il Perù è diviso in zona costiera, zona andina e selva.
Queste due ultime pur essendo piene di risorse sono le più povere.
Il Governo si chiude nei palazzi sontuosi pensando solo alla città e succhiando il sangue al resto del paese.
Decide così di seguire la politica neocolonialista e liberale degli Usa e di vendere,privatizzandolo, il polmone verde di tutto il mondo.
Lo vende alle grandi imprese petrolifere; alla Plus, alla Perenco, alla Talisman e ad altre.
Il 4 Giugno a Bagua,vicino al rio Huallaga, è avvenuto qualcosa di estremamente tragico, degno del peggiore colonialismo.
Le comunità native di Bagua chica e Bagua grande hanno bloccato durante una manifestazione la soprannominata 'Curva del Diablo' che porta all'oleodotto della stazione petrolifera n° 6 di Petroperù.
L'esercito e la polizia hanno risposto con una violenza inaudita.
I nativi non sono stati a guardare e la violenza è stata tremenda, la lotta si è tramutata in guerra.
Le fonti ufficiali, le fonti di Governo che sono quelle che danno le veline ai media internazionali parlano di 30 morti peruviani (22 nativi e 8 poliziotti). All'inizio la televisione parlava di tre nativi uccisi!
Negli scontri sono state sequestrate armi alla polizia.
I nativi, che inizialmente opponevano frecce e lance ai fucili e ai gas lacrimogeni (lanciati da 4 elicotteri che sorvolavano l'area) hanno così risposto al piombo col piombo per difendersi.
Si parla di 22 nativi ammazzati ma la realtà è offuscata ed è un'altra.
Il 5 giugno il Comitato della lotta indigena ha annunciato che i morti sono 34 e che i desaparecidos sono più di 150. Si accusa la polizia di stare occultando i cadaveri bruciandoli e gettandoli nel rio.
I poliziotti uccisi sono 24, dei quali si dice siano stati 10 giustiziati dai nativi dopo essere stati fatti prigionieri alla stazione petrolifera n°6 che rifornisce l'oriente del paese.
In verità le dinamiche non sono ben chiare perchè le teste di cuoio hanno fatto un blitz nel quale hanno subito perdite.
I militari giustiziati (10 sottufficiali) potrebbero essere morti nel tentativo di liberazione e non prima come riportano a tutta pagina i quotidiani nazionali e i media.
Nel Dipartimento di Amazonas il governo ha promulgato il coprifuoco a partire dalle 18.00.
La polizia setaccia la zona di Bagua casa per casa detenendo giovani, donne e anziani.
Il legittimo presidente dell'Audisep ha sulla testa un mandato di cattura emesso dal presidente del Potere Giudiziale Javier Villa Stein e vive adesso nella clandestinità.
Il suo nome è David Pizango. 1200 poliziotti sono intorno alla località di Puno per catturarlo.
Fonti governative ipotizzano infatti una sua fuga in Bolivia.
I dirigenti regionali dell'Audisep sono sotto mandato di arresto e da settimane subiscono minacce.
I dipartimenti di Ucuyali, Madre de Dios e di Amazonas hanno annunciato per il 10 e l'11 Giugno 48 ore di blocco generale.
A Yarimaguas la tensione è alle stelle. Anche nella regione di Loreto la mobilitazione è sempre maggiore.
Le comunità stanno formando un centro comune di lotta verso il delta del Maranon.
Il Rio Napo è bloccato dalle canoe e la marina attende a pochi chilometri l'ordine per sfondare rischiando una nuova Bagua. Sulla strada sono già quattro i camion pieni di militari pronti all'attacco via terra.
A Bagua il dirigente regionale dell'Audisep è stato uno delle prime vittime.
La parola d'ordine tra le comunità è il serrare le fila per l'unità.
Intanto gridano al genocidio. Ma il mondo è sordo.
E' la scimmia che non vede, non sente e non parla.
Per Martedì 9 giugno il Comitato di lotta indigena ha convocato per le 10 del mattino una conferenza stampa a Iquitos.
Lunedì sera alle 19 ci sarà invece un'assemblea per stabilire le modalità di lotta nella città.
Per Giovedì 11 è stato lanciato una giornata di blocco generale della città.
L'urlo che unisce il Perù popolare, da Cusco ad Ayacucho, da Lima a Tarapoto è:

Quando un indigeno muore non muore mai!

La Selva non si vende, la selva si difende!


Scontri tra polizia e manifestanti che vogliono arrivare da Bagua alla Curva del Diablo.

Video Aidesep;dichiarazioni Pizango e scontri alla curva del Diablo.

.Lunedì 8 Giugno 2009.

1 commento:

  1. http://sergio6565-sdu.blogspot.com/2009/06/hasta-la-victoria-siempre-alberto.html

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