martedì 21 luglio 2009

Por la carretera.






.Chachapoyas.

Le giornate a Iquitos si fanno monotone.
In un mese abbiamo seguito lo sviluppo della lotta popolare e indigena, il caso Andoas e il processo che si svolge tuttora nella sala penale del tribunale di piazza 28 de Julio.
Abbiamo appoggiato e documentato le marce, i blocchi, le assemblee popolari e le riunioni cittadine.
Abbiamo parlato con gli avvocati di José Fachìn, Marco Polo Ramires e John Vega Flores.
Nelle nostre potenzialità abbiamo cercato di far da megafono alle loro grida di sdegno e di rabbia.
Dopo un mese però a causa del tavolo di dialogo di Lima (instaurato solo per prendere tempo e per far buon viso a cattivo gioco di fronte all'opinione pubblica e a quella internazionale) la situazione sembra assopita, la lotta addormentata, anestetizzata. In stand-by.
Il malcontento è sempre forte e con esso la delusione nel vedere alcuni rappresentanti prestarsi ai negoziati del governo che cerca di comprare i leader delle varie comunità senza di fatto far marcia indietro in quello che è il Trattato di libero commercio e la privatizzazione dell'Amazzonia e anche delle Ande.
E' una fase di stallo, di immobilismo.
Il clima è umido e a tratti asfissiante e la città ormai la conosciamo molto bene tanto da non saper più dove sbattere la testa. Inoltre il caos tremendo del capoluogo di Loreto è un trapano nel cervello.
Decidiamo quindi di abbandonare la città, approfittando della pausa del processo sul caso Andoas, per fare qualche giro fuori Iquitos e chiudere con qualche giorno nella selva per purificare mente e corpo.
Affittiamo una Honda rossa scarlatto vecchia ma con una ripresa molto prestante; facciamo il pieno e zaino in spalla andiamo ad esplorare i dintorni iquiteñi.
Prendiamo la strada per Nauta e ci inoltriamo lungo il serpente d'asfalto facendo zig zag tra gli innumerevoli moto-taxi e svoltando ad ogni strada sterrata che incontriamo lungo il cammino.
Una di queste è una strada piena di buche che si infila tra palme e fitta vegetazione.
Ai nostri lati capanne e baracche fanno da sfondo.
Ci inoltriamo per qualche chilometro col fondoschiena che risente del terreno incidentato fino a arrivare in qualche piccolo paese dove la vita sembra scorrere fuori dal tempo.
In mezzo alla strada ragazze e bambini fissano reti occasionali per giocare a pallavolo (sport praticatissimo nel paese) e noi ad ogni campo improvvisato rallentiamo e abbassando la testa passiamo sotto le reti per continuare lungo il percorso.
Ai lati campi da calcio in terra con porte costruite con piccoli tronchi si susseguono tra file di case e piccoli negozi di paese che vendono giusto l'indispensabile.
La gente ci osserva incuriosita inoltrarci verso la periferia selvatica.
Arriviamo nei pressi dell'aeroporto dopo aver superato il paese di San Juan, patrono della foresta amazzonica.
Accostiamo l'aeroporto proseguendo verso non sappiamo dove.
La strada incidentata ci conduce ad un piccolo paese che al suo ingresso presenta un cartello con scritto Laguna Azul. Paese di 150 anime sprigionante energia naturale e senso assoluto di quiete ed equilibrio.
Un piccolo fiume fiancheggia il villaggio e uomini e donne qui si lavano, fanno il bucato, pescano e nuotano per avere una tregua dal caldo umido a tratti insopportabile.
All'orizzonte vediamo un ponte alto circa tre metri che svolta a destra per ricollegarsi ad una stradina anch'essa sterrata.
Alcuni signori costruiscono delle canoe tagliando dei tronchi e scavandoli con degli scalpelli.
Il ponte è costruito con assi di legno di circa 20 centimetri le une in successione alle altre; il problema è che ogni tot alcune scompaiono lasciando piccoli vuoti che rendono visibile la laguna sotto i piedi..
Divertiti accendiamo la moto e percorriamo il ponte provando qualche brivido quando le ruote superano i vuoti lasciati dalle assi marce.
Alcuni dei presenti e tra questi i falegnami ci osservano divertiti.
Continuiamo fino ad arrivare dopo un paio di centinaia di metri al paese di Santa Clara che si stende sul fiume Nanay.

Questo paese di pescatori di circa 4000 persone si localizza intorno alla piccola piazza centrale e finisce sul fiume, in questa stagione ancora alto, dove baracche fluttuanti in armonia col rio servono birra fresca, pesce e succhi di frutta.
Qui c'è la famosa spiaggia di Santa Clara dove la gente del posto si riversa nel fine settimana quando il fiume è basso e dà alla luce innumerevoli spiaggette.
Ci fermiamo per goderci il tramonto sorseggiando una Pilsen ( cerveza locale) ma non facciamo in tempo a scendere dalla Honda che due uomini si sbracciano invitandoci al loro tavolo su una delle piccole baracche-bar-ristoranti-discoteche fluttuanti.
Accettiamo l'invito e ci sediamo; sul tavolo rotondo di plastica le bottiglie di birra da 66 cl vuote sono una dozzina.
L'atmosfera è divertente e piacevole ed uno dei ragazzi è visibilmente allegro per via del luppolo, l'altro è più silenzioso.
Nel fiume qualcuno nuota e qualcuno mette a mollo i vestiti.
I colori si fanno pastello e la luce tramontina del sole splende sulle acque scure del Nanay.
Hanno 24 e 28 anni; entrambi sono fidanzati, convivono ed hanno figli.
L'allegro ventottenne dice di avere due donne che ama in ugual maniera.
La madre di suo figlio vive la situazione senza problemi e lui racconta quanto lei sia comprensibile e amabile.
Sono entrambi pescatori e sono amici sin da piccoli; lavorano insieme lungo il fiume da quando avevano dieci anni.
Sono come fratelli.
Il più giovane lentamente si lascia andare e si chiacchiera piacevolmente.
Eric, il ventottenne, ci parla della sua famiglia; ha due fratelli che hanno studiato a Lima, uno avvocato e l'altro ingegnere.
Racconta di quanto sia diverso dai suoi fratelli, di quanto lui preferisca la pratica all'accademia, parla della sua conoscenza dell'Amazzonia.
Ha lasciato la scuola per la pesca.
Gli piace vivere così, in maniera naturale e in armonia col polmone della terra nel quale vive.
A otto anni già pescava ed era di casa lungo il fiume.
Ci parla di curanderismo, di medicina tradizionale e di piante.
E' felice e lo si vede da come ci guarda.
Si stanno riposando al tavolo e stanno bevendo per festeggiare il ritorno a Santa Clara dopo quattro giorni di pesca e di accampamento lungo il rio Nanay nell' Amazzonia.
Hanno catturato una piccola manta che venderanno ai giapponesi.
Si fa quasi buio e delle nuvole minacciose e piene di pioggia si avvicinano; ci salutiamo, ci abbracciamo e torniamo ad Iquitos.
Nei momenti morti di piccole escursioni come questa ne abbiamo fatte molte:
A Quistococha e alla laguna ricca di leggende secolari dove abbiamo abbracciato l'anaconda e dove per ricevere il resto dell'acquisto di due acque e di due tortillas abbiamo dovuto aspettare due ore..
A Belèm, la Venezia dell'Amazzonia, periferia di Iquitos..
Qui il paese è costruito dentro il rio delle Amazzoni; baracche e palafitte si susseguono galleggianti sull'acqua, la scuola,le chiese e parte del grande mercato emergono dal fiume.
Si può visitare in canoa o in piccole barche a motore.
Si passa tra le strade inondate; i pali della luce sono quasi totalmente sommersi, dei campi da calcio si intravede solo la traversa delle porte che emerge.
I cani delle famiglie prendono il sole sdraiati nel cortile galleggiante di casa.
Le barche portano i ragazzi a scuola.
La gente va da una casa all'altra o in barca o nuotando.
E' qualcosa di magico e d'armonioso.
Anche perché Belèm non è piccola.
Il suo mercato è grande come un quartiere.
Parte di esso è costruito sulla strada, parte sul fiume.
Vicoli stretti e caotici colmi di baracche e di merce si incrociano e scendono dalla strada asfaltata al fiume.
Verdura, carne, tabacco, vestiti, scimmiette e galline, pesce, giochi, attrezzi..si vende di tutto al mercato di Belèm.
Il vicolo più caratteristico e affascinante è quello delle erbe e piante medicinali;
infusi per curare il diabete, altri per problemi di circolazione, altri ancora per dolori mestruali o intestinali.
Piante che curano il mal di stomaco, radici per la pelle, cortecce per dolori dovuti all'artrite.
Erbe che curano lo spirito e il corpo, piante secolari usate da sciamani e curandeiros.
Tutto questo in un piccolo vicolo lungo una cinquantina di metri; ai lati le tende sono dislocate una in successione all'altra.
Le signore vengono da San Juan e dalla selva per vendere le loro medicine.
A fine giornata tutti i rifiuti vengono assiepati in una piccola stradina dove prima del tramonto alcune donne e bambini vengono a trafugare in cerca di resti commestibili.
Corvi giganti stanno sopra le loro teste e tra di loro, a trafugare anch'essi.
Il tutto sembra di una normalità incredibile.
Abbiamo scritto con un indelebile nero su un paio di magliette bianche ¡Yo no soy gringo! stufi di essere chiamati gringo dalla gente.
I primi risultati in senso positivo li abbiamo riscontrati allo stadio di Iquitos dove gioca la squadra del CNI ( Collegio Nazionale di Iquitos) che lotta per la salvezza.
E' l'unica squadra loretana presente nel campionato peruviano.
E' un'istituzione per i loretani dato che Loreto è una regione enorme, la più grande del Perù.
Ci mettiamo in coda alla biglietteria in un corridoio limitato dalla presenza dei poliziotti e ci apprestiamo a comprare due biglietti per la Sur, la curva dove stanno gli 'hinchas' del Cni.
Paghiamo otto soles (circa due euro) ed entriamo incuriositi; nel nostro immaginario le curve latino-americane sono tutte come quelle dell'Estudiantes di La Plata di Veron (fresco vincitore della coppa Libertadores), del Boca, del San Paolo, dell'Allianza Lima e così via.
Una volta saliti sugli spalti vediamo che nello zoccolo duro della curva i bambini sono i protagonisti.Siamo sorpresi.
Lo stadio è nuovo, ha circa due anni; contiene fino a 25.000 persone sedute ai quattro lati del campo in sintetico.
Il Cni naviga nelle zone basse della classifica ,viene da dieci sconfitte consecutive e deve assolutamente vincere.
Il suo faro è Carlos Barrena meglio conosciuto come El Chato; 24 anni,trequartista poco più alto di un metro e sessanta.
La partita è tesa e ne risente lo spettacolo ma il Cni si porta in vantaggio e chiude i conti nel secondo tempo concludendo sul 2 a 0.
Sugli spalti nasce una Ola alla quale tutti partecipano facendole fare almeno cinque giri dello stadio.
Gli spettatori applaudono e nell'uscire dagli spalti i bambini e alcuni adulti ci danno pacche sulle spalle e ci rivolgono sorrisi soddisfatti per la vittoria..e per la nostra maglietta.
Lungo il ritorno verso casa ci imbattiamo in due anziani che ci fermano incuriositi dalla presenza di due stranieri.
Ci chiedono da dove veniamo, cosa facciamo e, stupiti dal nostro interesse per la lotta popolare indigena e pensandoci due giornalisti di chissà che calibro, ci abbracciano chiedendoci di denunciare al mondo ciò che sta succedendo nel paese; il genocidio dei nativi che quando non è dovuto ai proiettili dei cecchini come a Bagua deriva dalla politica ultraliberista del Governo; dalla contaminazione e dello sfruttamento dell'Amazzonia da parte di imprese petrolifere e minerarie.
Sanno anche loro che le guerre di domani saranno per l'acqua.
Si sentono in pericolo come popolo e ci chiedono appoggio.
Diciamo loro che faremo tutto il possibile ma che l'apatia e l'ignoranza sono un cancro in Italia, nazione che loro, come molti altri immaginano sviluppata e moderna.
Affamati li salutiamo e andiamo verso casa dopo aver scambiato i numeri di telefono.
Torniamo allo stadio altre due volte lungo la nostra permanenza ad Iquitos e ci scopriamo porta fortuna dato che la squadra vince entrambe le partite grazie alle ottime serpentine del 'Chato'.
Lasciamo il CNI quartultimo( retrocedono le ultime tre) con quattro punti di vantaggio sulla squadra che la segue.
Ce ne andiamo da Iquitos per fare qualche giorno avvolti dal silenzio della Selva.
Quando torneremo dalla foresta lasceremo definitivamente Iquitos per continuare il nostro viaggio verso Tarapoto, Chachapoyas e Bagua grande.
Prima di andarcene salutiamo John Vega Flores, amico nativo Kichwa vittima come tanti del sistema peruviano e mondiale.
Ci informa che a Teddy Guerra Indama (Apu della comunità nativa di Andoas durante i fatti del Marzo del 2008 e incarcerato da oltre un anno senza essere stato ancora giudicato) all'ennesima richiesta degli avvocati è stata concessa la libertà vigilata.
Può rincontrare finalmente la moglie e i figli, uno dei quali nato durante la prigionia.
Resta in carcere Saulo Sanchez Rodrigues.
Intanto il Governo cambia pelle col nuovo Premier della Repubblica; Javier Velàsquez Quesquén ma non nella sostanza.
Non è stato fatto nessun passo indietro; dieci dei dodici decreti legge che saccheggiano il Perù, l'Amazzonia e con essa il mondo continuano a esistere; la radio La Voz di Bagua continua ad essere costretta a a tenere chiusi i battenti a causa del Governo che la vuole imbavagliare ( è in atto una grande campagna di solidarietà portata avanti dall'Associazione nazionale dei giornalisti del Perù-ANP-, dal popolo e da giornalisti provenienti da tutto il Sud America); gli accordi di sfruttamento petrolifero con le compagnie petrolifere straniere continuano imperterrite e peggio di prima (Alan Garcìa ha venduto centinaia di ettari per l'estrazione del greggio alla Perenco); a Bagua continuano a piangere i desaparecidos; il paese è sempre militarizzato e Alberto Pizango, presidente dell'Aidesep continua ad essere in esilio in Nicaragua insieme agli altri rappresentanti.
Il Governo sta cercando di delegittimare i rappresentanti indigeni dando parola e intavolando accordi con pseudo rappresentazioni native ( rappresentative di nessuno e condannate dalle loro stesse comunità che dicono di rappresentare) di fatto comprate.
E anche i contadini sono in lotta in tutto il paese, specie nella regione di Cusco.
Il 5 Luglio manifestazioni popolari a Bagua e a Lima sono state represse nel sangue con centinaia di arresti.
Ma l'informazione internazionale tace e fa il gioco del Governo negando il problema e affermando che la situazione di fatto si è risolta con l'abrogazione del decreto 1020 e il 1064. Vittoria dei popoli della selva e passo indietro del Governo..
Perchè non cita il trattato di libero commercio o gli altri dieci decreti ancora in vigore come il decreto 1081 che crea il sistema nazionale di risorse idriche e apre ad una possibilità rispetto alla gestione privata dell'acqua contro il diritto delle comunità di gestirle autonomamente?
Andiamo nella selva per staccare la spina e ritrovare un po' noi stessi.

. Martedì 21 Luglio 2009 .

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